Venerabili e Servi di Dio dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
Mons. Dimiccoli - Don Caputo - Piccarreta - Suor Damato - Don Uva - Padre Leone
Roma, dicembre 1969: don Ruggero Caputo nel Colosseo fa memoria dei primi Martiri che hanno testimoniato col sangue la fedeltà a Cristo
Il 1° dicembre 2009 entrò in vigore il testo finale della Costituzione dell’Unione Europea che include la maggior parte dei paesi del Continente. Fin dagli inizi, nella stesura del testo della carta costituzionale non c’è stato alcun riferimento a Dio, tanto meno alle «radici cristiane» dell’Europa, per questo i vescovi cattolici sollevarono la loro voce criticando tale significativa assenza, dando inizio, così, a una fragorosa azione di “persuasione” nei confronti dei politici europei. Anche il Pontefice del tempo, San Giovanni Paolo II più volte fece sentire la sua voce. All’Angelus del 20 giugno 2004 ribadì con forza: “Non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti!”. Poi, nel salutare i pellegrini polacchi, lodò la loro nazione dicendo: “Ringrazio la Polonia che nel foro europeo ha difeso fedelmente le radici cristiane del nostro Continente dalle quali è cresciuta la cultura e il progresso della civiltà dei nostri tempi”.
Purtroppo, come è a tutti noto, questa giusta rivendicazione giunta dalla Chiesa e da altre parti, non solo non è stata tenuta in considerazione ma in tanti modi viene ancora osteggiata. Si pensi all’infelice proposta sulla cancellazione del Natale, avanzata a fine novembre dalla commissaria europea all’Uguaglianza, Helena Dalli, che ha innescato una forte reazione, per questo momentaneamente - e speriamo definitivamente - tale proposta è stata archiviata.
Dovevano restare un documento a uso interno, ma le “Linee guida della Commissione Europea per la comunicazione inclusiva - Union of Equality” subito si sono diffuse. “Ogni persona nell’Ue ha il diritto di essere trattata in maniera eguale”, la premessa del documento. L’obiettivo era di evitare discriminazioni e quindi limitare i riferimenti di “genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale”. Tra i suggerimenti c’era il riferimento al Natale... da menzionarlo con un linguaggio più neutrale!
Questo deve suonare come campanello d’allarme per metterci in guardia da un sempre ricorrente sogno nella storia di un “super governo mondiale” = dittatura, che vuole imporre al di sopra di tutti e di tutto comportamenti culturali, sociali, economici. La tendenza negazionista di omologare ogni cosa non è la strada giusta perché si corre il rischio dell’appiattimento, cancellando le differenziazioni che sono la ricchezza della nostra società con il suo carico di storia. È giusta la preoccupazione di bandire ogni genere di discriminazione. Naturalmente tutte le differenze non devono diventare contrapposizioni ma devono integrarsi per costruire un’umanità fatta di rispetto delle diversità; si tratta di realizzare la “convivialità delle differenze”, come amava affermare don Tonino Bello.
Tornando all’Europa, sappiamo che essa deve la sua identità a tanti apporti. Ma non si può e non si deve dimenticare, in quanto innegabile dato storico, che uno degli apporti principali, se non il principale, è stato dato proprio dal Cristianesimo. Non è cancellando, per esempio, la festività del Natale che si promuove la cultura “inclusiva”; infatti, a forza di voler includere si finisce per escludere! Di qui l’impegno di ogni cristiano a difendere i propri diritti e la propria identità, con la parola... unitamente alla coerenza di vita.
Lo scorso 23 settembre Papa Francesco con una Celebrazione Eucaristica ha dato il via all’Assemblea del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee), riunita a Roma in occasione del 50° anniversario di fondazione. Durante l’omelia ha lanciato questo grido di allarme: “In Europa noi cristiani abbiamo la tentazione di starcene comodi nelle nostre strutture, nelle nostre case e nelle nostre chiese, nelle sicurezze date dalle tradizioni, nell’appagamento di un certo consenso, mentre, tutt’intorno, i templi si svuotano e Gesù viene sempre più dimenticato”.
Dopo la denuncia il Santo Padre è passato alla pars costruens, indicando alcune vie di uscita da questa situazione che deve farci interrogare e nel contempo farci mettere in azione. Per questo ha rimarcato: “Aiutiamo l’Europa di oggi, malata di stanchezza, a ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua Sposa”. Di qui il compito arduo e urgente della nuova evangelizzazione per avvicinare tutti coloro che “non hanno più fame e sete di Dio” perché succubi della “dittatura del consumismo, leggera ma soffocante”, che porta ad avvertire “solo bisogni materiali, non la mancanza di Dio”. L’impegno primario del cristiano e della Chiesa in genere non è di “dimostrare”, quanto piuttosto quello di “mostrare” Gesù, il Bel Pastore, nostro modello e maestro di vita, che è venuto a cercare tutti indistintamente, mostrando la via della vera felicità. Questo potrà avvenire solo se mettiamo fuoco alla nostra vita cristiana per non diventare - come ci ha esortato sempre Papa Francesco all’Angelus del 28 novembre - “cristiani addormentati, cristiani anestetizzati dalle mondanità spirituali, cristiani senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare... senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo”.
Tornando all’omelia del 23 settembre, il Pontefice, dopo aver ringraziato i Presidenti del Continente Europeo membri del Ccee, presenti alla Celebrazione, per l’impegno reso in questi primi cinquant’anni a servizio della Chiesa e dell’Europa, li ha anche incoraggiati a non “mai cedere allo scoraggiamento e alla rassegnazione”, e a “lavorare perché la casa di Dio sia sempre di più accogliente, perché ognuno possa entrarvi e abitarvi, perché la Chiesa abbia le porte aperte a tutti e nessuno abbia la tentazione di concentrarsi solo a guardare e cambiare le serrature”.
Mons. Sabino Lattanzio Postulatore diocesano