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Don Ruggero Caputo |
Il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli
e don Ruggero Caputo:
sullo stesso percorso di santità
Il 25 luglio 2003 la Chiesa di Dio che è in Barletta ha vissuto un avvenimento
memorabile: la Tumulazione privilegiata delle spoglie di un suo figlio prediletto,
il sacerdote don Ruggero Caputo, “apostolo dell’Eucaristia e delle
vocazioni”, presso la Prepositura Curata San Giacomo Maggiore.
Ogni vocazione è come una tenera pianticella, che ha bisogno dell’agricoltore
che la curi, la innaffi, la segua; questo agricoltore è il sacerdote.
Nell’esperienza vocazionale di Ruggero Caputo la guida illuminata è stata
il Servo di Dio don Angelo Raffaele Dimiccoli (1887-1956), amico e guida di
tantissimi giovani.
Nell’esaminare la vita sacerdotale di don Ruggero e del Servo di Dio
don Dimiccoli, pensiamo di non sbagliare se diciamo di trovare delle similitudini
che ci obbligano a definire don Caputo “l’Alter Ego del Servo di
Dio”. Don Raffaele iniziò il suo sacerdozio nel 1911 in mezzo
ai bambini e nel 1924 fondò il “Nuovo Oratorio San Filippo Neri
per la Redenzione dell’infanzia abbandonata”. Don Ruggero, attratto
dallo stesso ideale apostolico, subito dopo l’ordinazione sacerdotale,
avvenuta il 25 luglio 1937, così scrisse al suo Arcivescovo: “Ho
sempre sognato una parrocchia con molti bambini, giovani e peccatori da condurre
a Gesù a tutti i costi. Intorno a me veggo che il campo del Signore è devastato
da mille predoni e le anime si perdono”.
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Il Servo di Dio
fondò il suo Oratorio in una zona più reietta della
città, dove regnava la legge del più forte a suon
di coltelli, che più volte misero a repentaglio la sua stessa
vita. Dalle rimostranze del genitore a riguardarsi, don Raffaele
rispondeva: “Papà, non aver paura, la Madonna mi assiste
e mi aiuterà”. Anche don Caputo conobbe minacce da
parte di parenti di giovani che, sotto la sua direzione, spiccavano
il volo per Conventi e Monasteri, perché attratti dalla
chiamata del Signore. Ed è proprio qui che rifulge maggiormente
la loro similitudine: “nel condurre le anime a Gesù a
tutti i costi”. L’esca usata dai due sacerdoti per
attirare tanta gioventù al Signore fu l’esercizio
costante del sacramento della Penitenza e della direzione spirituale.
Quest’opera silenziosa portò ad ambedue abbondanti
frutti spirituali. Per don Raffaele si contano 40 tra sacerdoti
diocesani e religiosi e circa 60 suore; per don Ruggero una decina
di sacerdoti e circa 200 anime consacrate.
Fin da seminarista don Ruggero sostava lunghe ore in ginocchio davanti al SS.
Sacramento, tanto che don Raffaele lo richiamava perché non si stancasse.
Da chi aveva appreso questo trasporto verso l’Eucaristia? Certamente dal
suo maestro. Il Servo di Dio don Dimiccoli, infatti, nei momenti liberi si ritirava
nel retro dell’altare maggiore e ivi genuflesso sul nudo inginocchiatoio
parlava al suo Gesù dell’Oratorio e dei suoi figli spirituali. Don
Ruggero, affermano i fedeli, quando non era reperibile al confessionale, si era
sicuri di trovarlo dinanzi al Santissimo. Egli diceva: “Bisogna fare i
calli alle ginocchia, nello stare ai piedi di Gesù”.
Con l’Ordinazione sacerdotale, don Ruggero Caputo iniziò il suo
ministero di “eterno viceparroco”. Una delle prime destinazioni parrocchiali
fu quella di San Giacomo Maggiore; qui diede inizio al suo estenuante esodo di
parrocchia in parrocchia, con la speranza da parte dei Superiori che il fenomeno
che si era andato creando attorno alla sua persona, si ridimensionasse. Ma più era
ostacolato più aumentava la schiera delle giovani alla sua sequela, e
più don Ruggero si confermava che il Signore lo aveva chiamato ad essere “coltivatore
di gigli”.
L’ultimo periodo della sua esistenza terrena fu segnato da un doloroso
male incurabile che “lo uniformò alla Vittima divina, della quale
si era fatto apostolo”, così come avvenne per il suo maestro don
Raffaele Dimiccoli, che trascorse gli ultimi mesi della sua esistenza terrena
nella sofferenza più intensa. Nel ricoverarsi in ospedale, don Raffaele
disse ai suoi: “Recitate il Rosario e pregate per me, affinché la
Madonna mi dia la forza di fare la volontà di Dio”. Don Ruggero,
a chi gli chiedeva sue notizie, rispondeva: “Pregate per me perché abbia
la forza di completare nella mia carne quello che manca ai patimenti di Gesù,
per la salvezza dei fratelli”.
Prima di morire egli espresse il desiderio di essere sepolto sotto terra, “tra
la gente, perché – disse – anche dopo morto voglio restare
sacerdote del popolo”. A dieci anni dalla morte, avvenuta il 15 giugno
1980, fu effettuata la prima esumazione dei suoi resti mortali, collocati nella
Cappella cimiteriale del Capitolo Cattedrale (21 settembre 1990). Nel gennaio
del 1999 fu presentata richiesta dal clero di Barletta all’arcivescovo
mons. Carmelo Cassati circa la tumulazione privilegiata del sacerdote don Caputo,
così come avvenne per il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli. |

1935: Il chierico Ruggero Caputo affianca
don Raffaele Dimiccoli |
Il 14 aprile dello stesso anno mons. Cassati,
considerando l’amore e la stima dei sacerdoti e dei fedeli
verso il loro confratello, da’ il suo placet. Ottenuta il
25 febbraio 2003 la dovuta autorizzazione anche dall’Assessorato
alla Sanità della Regione Puglia, si è proceduto
il 17 marzo scorso alla riesumazione e traslazione della salma
dal Cimitero di Barletta al Monastero delle Benedettine Celestine
di San Ruggero, dove risiedono molte figlie spirituali del suddetto
santo sacerdote. Qui dall’11 al 24 luglio è stata
eseguita la ricognizione canonica delle sue spoglie mortali, con
la consulenza medica
del dott. Ruggiero Fuccilli.
Il 25 luglio 2003, data anniversaria della sua Ordinazione Sacerdotale, la cassa
sepolcrale di don Caputo è stata portata a spalle dai suoi confratelli
sacerdoti verso la Prepositura Curata San Giacomo Maggiore (dove egli è stato
per oltre 25 anni viceparroco), percorrendo le vie principali della Città gremite
di fedeli in preghiera. Al suo passaggio da alcuni balconi, con un gesto colmo
di delicatezza e commozione, sono stati lanciati petali di fiori. È stato
il trionfo degli umili! È seguita la solenne Concelebrazione Eucaristica,
presieduta dal presule barlettano, mons. Michele Seccia, Vescovo di San Severo.
A conclusione si è svolto il rito della “depositio” nell’antica
Cappella del Santissimo, accanto all’altare della Madonna della Fiducia
(luogo in cui don Ruggero amava pregare), così come don Raffaele Dimiccoli
riposa in San Filippo Neri ai piedi dell’altare di Maria Regina Apostolorum.
Ora nell’animo dei figli spirituali è desiderio che si realizzi
un’altra somiglianza tra il Servo di Dio e don Ruggero, cioè tra
il Maestro e il suo “Discepolo prediletto”: che sia dato inizio anche
per lui alla fase Diocesana per la Canonizzazione. Che ciò avvenga, se
rientra nei piani di Dio!
Ruggiero M. Dicuonzo rcj |
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