Suor Samuele, sorella di don Caputo,
a trentacinque anni dalla morte

Il 7 giugno 1974 moriva suor Samuele, al
secolo Angela Caputo, sorella del servo
di Dio don Ruggero Caputo. Nata a Barletta il
1° febbraio 1898, fin da adolescente frequentò il
convento dei frati minori cappuccini mettendosi
sotto la loro guida spirituale. Qui le fu vera maestra,
non solo di catechismo ma soprattutto di vita,
Angelina Scuro, anima eletta consacrata al Signore
nel secolo, e sorella del vicario generale mons.
Francesco Paolo Scuro. La nostra Angela divenne
catechista vivace e intraprendente, missione che
continuò lodevolmente anche da religiosa, tanto
da ricevere la premiazione dal cardinale di Bologna
Giacomo Lercaro, in seguito ad una gara
catechistica diocesana durante il suo superiorato
nella casa religiosa di Crevalcore (Bo).
Sentendo segni di chiamata alla consacrazione
totale, si recò a San Giovanni Rotondo per essere
confermata dal frate stigmatizzato, san Pio da Pietrelcina,
che la rasserenò nel suo intento. Così partì tra le Suore di
Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, dove professò
il 27 ottobre 1922. Lungo gli anni di vita religiosa Angela,
divenuta Suor Samuele, si distinse per intelligenza, finezza
di tratti e intraprendenza. Fu stimata maestra d’asilo, molto
amata dai bambini e dai loro genitori.
Per lunghissimi periodi è stata responsabile di comunità,
particolarmente amata dalle sue figlie che la vedevano
come una vera mamma, piena di premure e comprensione.
Nella testimonianza processuale di Vincenza
Marchisella del 10 maggio 2006, che attesta le virtù e la
fama di santità del servo di Dio don Ruggero Caputo, la
suddetta parlando anche della zia suor Samuele afferma: “Fu per tanti anni superiora e ha sempre trattato le consorelle
con grande carità, dolcezza e comprensione. Da
alcune di esse ho appreso che quando qualcuna di loro
dopo averla fatta soffrire tornava a lei per chiedere scusa,
zia suora rispondeva: ‘Forse lei ha agito così perché era
stanca. Ora vada in chiesa: è con il Signore che si deve riconciliare, non con me’. Unanimemente le è stato sempre
attribuito il ruolo di “angelo di pace” e anche quando
ritornava a Barletta, se veniva a conoscenza di piccoli
screzi all’interno della sua famiglia, non si dava pace finché
tutto non fosse ritornato alla normalità.
Suor Samuele e il fratello don Ruggero possono
essere considerati anime gemelle nel cammino di perfezione
e in quanto a spirito di preghiera. Per l’amore che
portavano verso la Santissima Eucaristia possiamo definirli
due lampade viventi perennemente ardenti dinanzi
al Tabernacolo. Nella già citata testimonianza della pronipote
apprendiamo: “Negli ultimi tempi quando veniva
in vacanza io l’aiutavo nella pulizia personale. Restai
impressionata quando vidi per la prima volta sulle sue
ginocchia due calli doppi quanto un dito. Lei era solita
dire: ‘Le anime si conquistano con le ginocchia’”.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Bari (dal
1968 a tutto il 1973) come superiora della piccola comunità
religiosa a servizio dell’arcivescovo mons. Enrico
Nicodemo. Quando a questi successe mons. Anastasio
Ballestrero (agli inizi del 1974), suor Samuele fu trasferita
nella casa di Trani, dove sopraggiunse una brevissima e fatale malattia. L’atto di abbandono
alla volontà di Dio l’aveva già
fissato nel 1972, sull’immaginettaricordo
del 50° di professione religiosa,
facendo sue le parole di
fr. Charles de Foucauld: “Padre,
mi abbandono a Te, fa di me ciò
che Ti piacerà. Rimetto la mia
anima nelle Tue mani, Te la dono,
mio Dio, con tutto l’amore del mio
cuore, senza riserve, con infinita
fiducia perché Tu sei mio Padre”.
Fu colta dalla morte mentre era ricoverata
al Policlinico di Bari.
Dal Bollettino della Congregazione
delle Suore d’Ivrea che
annuncia la sua morte stralciamo
alcune significative testimonianze
che riguardano il tempo in cui
risiedette a Castignano (AP) e
a Crevalcore (Bo), cioè dal 1942
al 1951 e dal ‘53 al ‘59, con una
breve nota sul suo superiorato a
Massafra (Ta), che si colloca tra il
1960 e il 1966.
La più significativa è quella di don Paolo Diletti,
parroco a Castignano. “Conobbi suor Samuele fin da
quando venni cappellano a Castignano. Mi aveva
preceduto di qualche anno. Notai subito la serietà
e l’impegno con cui la maestra dell’asilo lavorava e soprattutto
mi colpì la sua maturità spirituale e didattica.
Era sempre alla ricerca di perfezione nell’uno e nell’altro
campo e i frutti si vedevano. Otteneva tutto quanto
si proponeva e il segreto del suo successo stava nel suo
spirito di sacrificio (ricorreva facilmente a penitenze fisiche
e non si risparmiava nell’impiego delle sue energie)
e nella sua solida pietà (dei suoi piani di lavoro ne
parlava ampiamente e accoratamente al Signore con
una fede che era facile rilevare nelle sue prolungate
sedute coram Sanctissimo).
Prendeva il Vangelo alla lettera sine glossa e si studiava
di seguire la metodologia del grande Maestro.
Se portava frutti per Lui, qualcosa doveva fruttare anche
per noi. Nei rapporti umani era molto semplice ed efficace:
amava e sapeva amare fino a suscitare simpatia
profonda.
Il suo discorso e il suo atteggiamento erano genuini
e schietti e soprattutto aveva quella caratteristica
soprannaturale che piace a tutti, anche a chi non
crede. Ci teneva ad essere accettata così. Non era un composito di atteggiamenti
misticoidali da far arricciare
il naso e suscitare il riso
ma era una testimonianza
valida di cristianesimo che
otteneva rispetto e lasciava
a riflettere.
Il lavoro Scuola-Famiglia,
di cui tanto oggi si dibatte,
suor Samuele l’aveva attuato
fin d’allora abbondantemente,
e la sua presenza
nelle famiglie dei suoi scolari
era cosa ambita e una realtà
quasi quotidiana. Aveva capito
che non basta il lavoro
fatto a scuola, aveva scoperto
che il doposcuola - nelle famiglie
scendeva più a fondo
e garantiva la sopravvivenza
di quanto era stato seminato.
Senza l’interessamento
vivo dei genitori era quasi
tempo perso. È cosa logica
e naturale che il bimbo stia
dalla parte del suo papà e della sua mamma. Nella parrocchia
aveva la sua ascendenza quale valida animatrice
capace di smuovere l’intera comunità ecclesiale.
Non le dispiacerà se mi pongo una domanda: sarebbe
oggi riuscita ad ottenere tali risultati? Non ardisco
dare risposta in nessun senso in quanto sapevo di
che fede e testardaggine fosse!
Mi piace riferire tre testimonianze sulla sua attività
in parrocchia. La sua Gioventù Femminile da
cui sorsero fior di vocazioni. Teneva unite quasi tutte
le ragazze della parrocchia e ricordiamo ancora le
massicce presenze ai convegni diocesani regionali e
nazionali nonché le affollatissime settimane di spiritualità.
La Peregrinatio Mariae del 1949 e le novene
all’Immacolata: una preparazione meticolosa, addobbi
da capogiro, cori e canti ancor oggi rimpianti.
La malattia del parroco nel 1951, allorché riuscì a
sensibilizzare tutto il popolo fino al punto da avere in
chiesa nelle giornate di preghiera anche quelli che ci
si vedevano raramente o che potevano avere quasi
interesse che ci fosse un prete in meno. Tant’è vero
che il parroco ammalato di ostiosarcoma maligno è
ancora vivo e scrive queste righe di memorie.
Tante altre cose ci sarebbero… ma concludo così:
suor Samuele a Castignano è ancora viva, anche se da oltre 20 anni ne è stata assente,
come per lei lo era Castignano che
le era rimasto nel cuore. Sono sue
parole.
Due realtà intime che fa piacere
trovare insieme! È proprio vero
che quando l’amore è con la A maiuscola
difficilmente può morire”.
Testimonia suor Annetta Brescia: “A
Massafra suor Samuele è ricordata
come una superiora di vita interiore,
di preghiera, sempre nel desiderio
di non recare dispiacere agli altri.
Non voleva dare a nessuno fastidi
e preoccupazioni. Le sue sofferenze
le chiudeva nel cuore e le offriva
per la conversione dei peccatori.
Così diceva frequentemente. E
noi sappiamo che ha chiuso i suoi
giorni precisamente con il grande
desiderio di vedere tornata a Dio
una persona di sua e nostra conoscenza,
una mamma, di cui conosceva
e amava le figliuole seguendone
affettuosamente, più che una
madre naturale. Vorremmo che dal
cielo potesse fare per loro e per la
loro mamma quello che qui non le è
stato possibile”. Corona questo breve
excursus sulla bella figura di suor
Samuele la testimonianza di un’altra
sua consorella, suor L. Giuseppina
Di Girolami: “Vissi con suor Samuele
per due anni, mentre svolgeva il
mandato di superiora a Crevalcore.
Apprezzai e stimai in lei una umiltà
sincera che le veniva dal basso sentire
di se stessa e delle sue virtù. In
realtà aveva doti di intelligenza attiva
e dinamica. Scriveva infatti l’arciprete
di Crevalcore don Enelio Franzoni
nel 1958 sul bollettino della parrocchia:
che i bambini da suor Samuele
coltivati fioriscono bene lo dimostra il
fatto che ogni anno quelli da lei presentati
alle gare diocesane di Azione
Cattolica (fiamme bianche, fiamme
verdi) portano via immancabilmente
il premio. Sua Eminenza il cardinale
Lercaro le ha voluto esprimere riconoscenza dando anche a
lei un premio: nel corso di
una solenne assemblea
diocesana di A.C. le ha
donato una ricca biblioteca
per ragazzi. Se vogliamo
cercare nella vita
di suor Samuele qualche
cosa che la caratterizzi
fortemente dobbiamo fermarci
a considerare la sua
unione a Dio.
Sulle sue labbra fiorivano
espressioni di alta
spiritualità che mi facevano
pensare e meditare
profondamente.
Con lei si viveva con
la mente e con il cuore
nelle cose di lassù: ne
era fortemente attratta.
La bellezza, la grandezza,
l’amore di Dio verso di lei
la riempivano di gaudio,
per cui pareva che già da
questa terra vivesse il suo
paradiso. Più volte ho cercato
di intuire quali doni di
grazia Dio avesse profuso
in questa creatura.
Se ne avessi rivolto a
lei la domanda mi avrebbe
risposto senza meno:
Dopo Dio debbo tutto a
quella grande anima di
Madre Cleofe che giustamente
potrei chiamare
mamma. Con suor Maria
Cleofe De Michelis suor
Samuele visse a Castino per molti
anni e il seme gettato nella sua
giovane anima da quella animatrice
spirituale che fu Madre Cleofe trovò
un terreno fertile e fecondo.
Vorrei parlare di suor Samuele
a Castignano, ove visse per nove
anni; ma lascio la parola a persone
che l’hanno conosciuta proprio in
quel periodo.
Se la comunione dei santi è una realtà, vorrei concludere con una interpellanza
a suor Samuele.
Se tu fossi oggi con noi, forse
con la tua forza di fede faresti qualche
cosa di più di quello che a noi
pare di non riuscire a fare.
Restaci vicina con il tuo aiuto e
ricordati del tuo fratello don Ruggero
che tanto amò e ama, per te, la Congregazione
che fu la tua seconda
famiglia”.
S. Lattanzio |