n. 3 Luglio-Settembre 2006 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
     
 
Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Servo di Dio sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo
 

Ricordo di…
MONS. VINCENZO FREZZA
Buon samaritano per le vie di Barletta

Il 23 aprile, “domenica in albis”, all’età di 95 anni, con alle spalle 71 anni circa di sacerdozio, rendeva la sua bell’anima a Dio, il sacerdote barlettano mons. Vincenzo Frezza.
Egli crebbe fin dalla più tenera età nell’Oratorio S. Filippo Neri della parrocchia di S. Giacomo Maggiore, all’ombra del Servo di Dio mons. Angelo Raffaele Dimiccoli, e il 14 ottobre 1923 nella medesima chiesa parrocchiale indossò l’abito talare con il piccolo cugino Francesco Spinazzola e il giovane Giuseppe Dimatteo, per poi entrare, per gli studi ginnasiali, presso il Seminario Interdiocesano di Bisceglie. Proseguì gli studi di filosofia e teologia nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta e nel 1935, il 26 luglio, nel giorno onomastico della sua adorata madre Anna Spinazzola, fu ordinato sacerdote nella parrocchia di Sant’Agostino. Qui fu destinato viceparroco restandovi fino al luglio 1951 in esemplare unione di azione e di pensiero con il parroco don Peppino Di Matteo che, nel corso degli anni a venire, rimase per lui, dopo Mons. Dimiccoli, un costante punto di riferimento. Contemporaneamente fu cappellano dell’Ospedale Civile di Barletta, dove imparò ad amare e a servire i malati e i sofferenti, passione che lo ha caratterizzato fino a qualche anno prima di morire, fin quando le forze glielo hanno permesso. Quotidianamente, dopo la Santa Messa mattutina, si vedeva questo venerando sacerdote passare per le vie della parrocchia con l’immancabile cotta e stola, nell’atto di portare la Comunione ai malati e agli anziani. Diceva: “Se tutti i giorni abbiamo bisogno di nutrire il nostro corpo per tenerci in vita, tanto più questo vale per la nostra anima, specie quando si è nella sofferenza. Gesù è il nostro più grande conforto”. La sua attenzione verso i malati la notiamo anche nel fatto che è stato fondatore della Sezione Unitalsi di Barletta.
Tra i vari incarichi ricoperti è stato per un breve periodo viceparroco di San Giacomo, sua parrocchia d’origine, e per un anno ha supplito mons. Gaetano Nasca come Rettore del Seminario di Bisceglie e per lunghissimi anni direttore dell’Ufficio Missionario per l’Arcidiocesi Nazarena di Barletta.
Nel luglio 1951 passò a San Benedetto, prima come viceparroco e stretto collaboratore del santo fondatore di quella parrocchia, don Antonio Casardi; poi dal 1965 come parroco, incarico mantenuto fino al 30 giugno 1990, quando rimise il suo mandato “come sempre, all’obbedienza da me promessa all’arcivescovo mons. Giuseppe Maria Leo nel giorno felice della mia Ordinazione Sacerdotale” (dalla lettera di dimissioni scritta all’arcivescovo mons. Giuseppe Carata allo scadere dei suoi 75 anni, il 26 ottobre 1986).
Ha trascorso questi ultimi sedici anni fecondamente, collaborando con il nuovo parroco di S. Benedetto don Angelo Dipasquale, suo discepolo, spendendosi per le confessioni. Ricordiamo don Vincenzo con la corona del Rosario tra le mani, sempre pronto a dare un consiglio e a consegnarti una buona parola. Restano famose le sue massime che dispensava a chiunque, anche per strada. È stato apostolo delle vocazioni. Grazie al suo zelo e alla sua testimonianza, San Benedetto è stata vivaio di vocazioni sacerdotali, sulla linea d’onda del vecchio padre spirituale il Servo di Dio mons. Dimiccoli, sulla cui santità di vita depose il 20 giugno 1996, durante la Causa di Canonizzazione nella XXIV sessione. Avrebbe dovuto deporre anche al Processo di Beatificazione e Canonizzazione del suo amico di Oratorio, il Servo di Dio don Ruggero Caputo, se sorella morte non lo avesse chiamato a vita migliore per ricevere il meritato premio eterno.
Ricordiamolo nella preghiera.

Sac. Sabino Lattanzio
suo estimatore

 
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