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Gemma Galgani |
Il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli
e la santa mistica Gemma Galgani:
un legame d’oro
Vent’anni fa, a mezzogiorno dell’11 aprile
1903 - Sabato Santo - mentre tutta la Chiesa si apprestava a celebrare la Veglia
Pasquale (questa era la prassi prima della riforma liturgica della Settimana
Santa, attuata nel 1955 da Pio XII), Gemma Galgani celebrava il suo transito
da questo mondo al Padre: aveva appena 24 anni. Il 14 maggio 1933 il Pontefice
Pio XI la proclamerà beata e il 2 maggio 1940 - sette anni dopo - il
successore, Pio XII, la canonizzerà.
Chi è Gemma Galgani? È stata definita mistica del Crocifisso e
martire del vero Amore. Infatti, il fascino di questa giovane di Lucca sta nel
suo cammino spirituale di amore “folle” a Gesù, che la rese
copia stampata del Crocifisso in quella indimenticabile sera dell’8 giugno
1899, quando ricevette le stigmate.
Provata fin dalla fanciullezza con la perdita degli affetti più cari,
quali quello della mamma trentanovenne nel 1886 (Gemma era nata nel 1878), del
fratello seminarista nel 1894 e del papà nel 1897. A queste sofferenze
si aggiunsero quelle fisiche e morali. Ma tutto rientrava nel misterioso piano
divino che portò ad affezionarla unicamente all’Amore Crocifisso.
Intanto cresceva sempre più in lei il desiderio di consacrarsi totalmente
a Dio tra le claustrali Passioniste, ma pure qui trovò contrarietà,
anche se profetizzò che sarebbe stata accolta in monastero da morta, così come
avvenne. Tra “la povera Gemma” e l’umile sacerdote Raffaele
Dimiccoli vi è sempre stato un “legame d’oro” e fu proprio
l’amore divino a legarli tra loro in modo fermo e indissolubile. Dalla
consapevolezza di sentirsi totalmente amati da Cristo, queste due creature contemporanee
contraccambiarono un tale Amore facendo proprio l’anelito dello Sposo Crocifisso
di salvare “i dispersi figli di Dio”, i “poveri peccatori”,
unendosi ai Suoi patimenti. |
Santa Gemma durante le estasi esclamava: “Come fare a veder
soffrire Gesù e non aiutarlo?”. Don Raffaele in una
preghiera infuocata così si esprimeva: “Infinito Amor
mio. Stamattina venendo in Chiesa ti ho detto ai piedi del tuo
Altare: “Sempre tuo! Tutto tuo!” Tutte le pene da cui
sono circondato, che giungano a Te come profumo, sostegno, affermazione
verso il tuo amore, verso di Te. Ed ancora di più sento
sussurrarti al tuo orecchio di amarti fino a straziarmi per Te”… “Credo,
o Signore, che col dolore vuoi farmi più santo e più utile
al mondo… Il mio patimento valga a portare un palpito del
tuo Cuore, ricco di perdono e di salvezza eterna a tutta l’umanità”.
Come santa Gemma così il Servo di Dio don Dimiccoli “si
fece signum, cioè alter Christus immolato - come afferma
di lui don Luigi Dimonte -. Egli - continua - amava troppo le anime
e voleva a tutti i costi che si salvassero e, di animo nobile qual
era, soffriva tanto per l’ostinatezza di qualche fedele o
sacerdote”.
Racconta la signora Angela Sfregola: “Per coronare questo
suo desiderio della conversione dei peccatori, favorì nell’Oratorio
la “Pia unione per la conversione dei peccatori” istituita
già nel Santuario di S. Gemma Galgani in Lucca. Ebbe inizio
il 1 maggio del 1937, come risulta dalla pagellina d’iscrizione.
Don Angelo Raffaele era molto devoto di Santa Gemma, e perciò a
Lei affidava la gioventù. Si procurò i libri della
sua vita, a Lei affidò le diverse classi giovanili, che
frequentavano il catechismo e le denominò “Classi
S. Gemma Galgani”. Procurò anche qualche reliquia
della Santa”.
A questo punto ci viene da chiedere: quando il Servo di Dio don
Raffaele Dimiccoli ha conosciuto la figura e la spiritualità di
santa Gemma Galgani? Dalla documentazione in nostro possesso non
ci è dato di saperlo. Suppongo, molto probabilmente, siano
stati i padri Passionisti, che di frequente venivano in loco per
la predicazione al popolo, a diffonderne la conoscenza della Santa.
Tuttavia ci è noto che don Raffaele fin dai primi anni di
sacerdozio, quand’era viceparroco in San Giacomo (1911-1924),
ai suoi figli e alle sue figlie spirituali già andava diffondendo
la biografia e le immagini della giovane stigmatizzata. Tra questi
ne furono grandemente conquistati Antonio Giannella entrato nel
1914 tra i Padri Passionisti, prendendo in seguito il nome di Basilio,
e il giovane Ruggero Caputo che nel suo ministero sacerdotale divenne “apostolo
della verginità consacrata”, additando, a sua volta,
a centinaia di ragazze il modello di vita della Santa vergine toscana.
Nella fase diocesana del Processo di Canonizzazione di don Raffaele
Dimiccoli un teste - Maria Giglio - depose a proposito: “(Il
Servo di Dio) era anche molto devoto di Santa Gemma Galgani e ci
faceva leggere la vita, indicandola come esempio da imitare. Verso
il 1929 venne a San Giacomo il confessore di Santa Gemma per predicare
gli Esercizi Spirituali. Ricordo che quei giorni don Raffaele,
intrattenendosi con noi alla Casa degli Angeli (Istituzione a carattere
educativo-assistenziale fondata dal Servo di Dio), ci parlò di
questa presenza a Barletta, invitandoci ad andarlo a trovare. Spinta
dal desiderio di conoscerlo e di chiedere alcune notizie sulla
Santa lo avvicinai a San Giacomo nella confessione. Questi mi confermò che
Santa Gemma aveva avuto delle apparizioni di Gesù Crocifisso.
Quell’incontro mi fece tanto bene e mi infervorò maggiormente
nella via della perfezione”.
La testimonianza di queste due “Anime Gemelle”, rodate
all’esercizio della santità e del dono di sé attraverso
l’intima raffinazione del dolore, prenda anche ciascuno di
noi, perché possiamo andare all’essenza della fede
e della vita. |
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