n. 2 Aprile-Giugno 2009 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
     
 
Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Servo di Dio sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo
 

Anche a Mons. Dimiccoli è stata intestata
una via nella città eterna

In prossimità del 5 aprile, 53° anniversario del beato transito di mons. Angelo Raffaele Dimiccoli, condivido con voi lettori la lieta notizia pervenutami nel gennaio scorso, circa il parere favorevole, espresso dalla Commissione Consultiva di Toponomastica del Comune di Roma, dell’inserimento del nominativo del servo di Dio mons. Dimiccoli nell’elenco delle vie a denominarsi.
Perché una via a Roma intestata al nostro Servo di Dio? Prima di tutto perché è stato un cittadino italiano che, per di più, si è distinto con generosità, disinteresse e sacrificio al bene dei fratelli: dai più piccoli ai più grandi. Le opere da lui realizzate parlano da sé!
La città di Roma, a cui mons. Dimiccoli era molto legato non solo perché cuore della Chiesa Cattolica ma in ricordo degli anni ivi trascorsi in Seminario, ha usufruito indirettamente della sua prodigalità, in virtù dell’azione benefica di tante religiose, religiosi e sacerdoti da lui formati che hanno operato e continuano ad operare in “benemerite istituzioni assistenziali ed educative a favore della popolazione di quartieri della Città Eterna e del Lazio”(1). Di questi suoi figli
spirituali egli ne andava fiero e, grazie alla loro azione, spaziava in tutto l’Orbe, realizzando l’ansia missionaria di Gesù racchiusa nel Padre nostro: “Venga il tuo Regno”. Così
si esprimeva in una lettera indirizzata il 20 agosto 1932 alla sua discepola Addolorata Rizzi, entrata tra le Suore d’Ivrea: “… mi sento di essere un padre felice di una sì grande famiglia che quantunque abbia parecchi membri sparsi pel mondo hanno un medesimo palpito: Gesù; un medesimo ideale: l’Apostolato; una medesima corda: l’Unum di Gesù nell’ultima Cena”.
Mons. Dimiccoli si recava a Roma per il disbrigo dei suoi obblighi inerenti alla responsabilità di direttore del “Nuovo Oratorio San Filippo Neri per la redenzione dell’infanzia abbandonata”, di vicario generale per l’Arcidiocesi di Barletta-Nazareth e di fondatore di tante altre istituzioni, non ultima quella del “Villaggio del Fanciullo” , da lui voluta dopo la Seconda Guerra Mondiale per gli orfani e per ragazzi in difficoltà. Inoltre le sue soste romane servivano anche a rinfrancarlo nello spirito. Qui immancabilmente si recava alla tomba di san Pietro per essere confermato nella fede, e presso la tomba del suo modello di vita sacerdotale e di apostolato, san Filippo Neri. Se aveva possibilità di tempo, non faceva mai mancare una sua visita paterna ai suoi figli e alle sue figlie spirituali.

mons. Savino Giannotti
Vicario Generale

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