Don Ruggero Caputo
manifestazione della perenne giovinezza di
Dio a cento anni dalla sua nascita
Si presenta denso di date importanti il prossimo
maggio 2007 per chi ha imparato ad amare il nostro don Ruggero
Caputo. Il primo maggio, infatti, ricorre il centenario della
nascita e il primo anniversario dell’apertura della Causa
di beatificazione e canonizzazione, che il 25 luglio di questo
anno corrente vedrà la conclusione della sua fase diocesana.
Tutto ciò avviene proprio il giorno in cui la Liturgia
ricorda san Giuseppe lavoratore (di cui il Servo di Dio fu
grande devoto), il componente della Santa Famiglia che fece
della fede e dell’obbedienza alla volontà di Dio,
oltre che della dedizione totale ai propri cari, il cardine
dell’esistenza terrena. A lui spesso don Ruggero chiedeva
di essere ammesso “al vostro dolce consorzio di vita
e di amore” (dai suoi appunti spirituali del 26-04-1950).
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Una mera coincidenza per molti, ma per i
credenti rappresenta molto di più visto come si è,
poi, snodata la vita di don Caputo, umile lavoratore nella
messe del Padre e genitore amorevole di tanti figli affidatigli
dalla Divina Provvidenza.
Pensare a questo santo sacerdote barlettano, deceduto appena ventisette anni
or sono, fa riflettere. Un uomo dalle indubbie capacità pastorali, un
eccellente pedagogo, goccia di miele catalizzatrice di tante menti, amato dai
fedeli e rispettato perfino dai non credenti, eppure, per tutta l’esistenza è stato “vice” di
qualcuno; come san Giuseppe (da don Ruggero definito “perfetto adoratore
del Verbo Divino”), il cui sì a Dio diventa di secondo piano rispetto
a quello di Maria, o la cui vita è decisamente vissuta dietro le quinte
rispetto alla figura immensa di Gesù. Eppure come sarebbe stata diversa
la via della salvezza senza questo nascosto Falegname che accettò Maria
incinta, che scappò in Egitto per salvare quel Bambino non suo, che ogni
giorno lavorò duramente per garantire il sostentamento dei propri cari.
E come sarebbe stata diversa la vita spirituale di molti se non si fossero imbattuti
in quel nascosto prete, magrolino, spesso sofferente, sempre vice di qualcuno. “Chi
si umilia sarà esaltato” recita il Vangelo (Lc 14,11). Se c’è una
frase che si abbina facilmente a don Ruggero è proprio questa perché l’umiltà è stato
il filo conduttore della sua esistenza. E il seme continua a dare frutto. La
sua umiltà, infatti, si sta trasformando nella grandezza di un riconoscimento
unanime derivato dalle decine di testimonianze (oltre 70) già raccolte
tra chi lo ha conosciuto e ne ha apprezzato le virtù. Esperienze di un
rapporto che ha visto da una parte sofferenza spirituale e dall’altra comprensione,
da una parte i dubbi umani dall’altra le certezze divine, tutto tramite
Cristo e per Cristo, fonte e culmine della vita di don Caputo. |
25 agosto 1926: Il giovane di Azione Cattolica Ruggero
Caputo alla vigilia della vestizione clericale |
L’esempio del nostro “Don”,
oggi più che
ieri, ha un effetto deflagrante e va decisamente controtendenza,
ed è proprio per questo che ce lo fa apprezzare di più,
e con lui l’Umile per eccellenza, quel Gesù che
si fece mortificare e crocifiggere solo per dimostrare il suo
immenso amore per noi: “Dalle sue piaghe siete stati
guariti!” (1 Pt 2,25). Stefano Paciolla |