n. 2 Aprile-Giugno 2006 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
     
 
Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Servo di Dio sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo
 

Don Ruggero Caputo
manifestazione della perenne giovinezza di Dio a cento anni dalla sua nascita

Si presenta denso di date importanti il prossimo maggio 2007 per chi ha imparato ad amare il nostro don Ruggero Caputo. Il primo maggio, infatti, ricorre il centenario della nascita e il primo anniversario dell’apertura della Causa di beatificazione e canonizzazione, che il 25 luglio di questo anno corrente vedrà la conclusione della sua fase diocesana. Tutto ciò avviene proprio il giorno in cui la Liturgia ricorda san Giuseppe lavoratore (di cui il Servo di Dio fu grande devoto), il componente della Santa Famiglia che fece della fede e dell’obbedienza alla volontà di Dio, oltre che della dedizione totale ai propri cari, il cardine dell’esistenza terrena. A lui spesso don Ruggero chiedeva di essere ammesso “al vostro dolce consorzio di vita e di amore” (dai suoi appunti spirituali del 26-04-1950).

Una mera coincidenza per molti, ma per i credenti rappresenta molto di più visto come si è, poi, snodata la vita di don Caputo, umile lavoratore nella messe del Padre e genitore amorevole di tanti figli affidatigli dalla Divina Provvidenza.
Pensare a questo santo sacerdote barlettano, deceduto appena ventisette anni or sono, fa riflettere. Un uomo dalle indubbie capacità pastorali, un eccellente pedagogo, goccia di miele catalizzatrice di tante menti, amato dai fedeli e rispettato perfino dai non credenti, eppure, per tutta l’esistenza è stato “vice” di qualcuno; come san Giuseppe (da don Ruggero definito “perfetto adoratore del Verbo Divino”), il cui sì a Dio diventa di secondo piano rispetto a quello di Maria, o la cui vita è decisamente vissuta dietro le quinte rispetto alla figura immensa di Gesù. Eppure come sarebbe stata diversa la via della salvezza senza questo nascosto Falegname che accettò Maria incinta, che scappò in Egitto per salvare quel Bambino non suo, che ogni giorno lavorò duramente per garantire il sostentamento dei propri cari. E come sarebbe stata diversa la vita spirituale di molti se non si fossero imbattuti in quel nascosto prete, magrolino, spesso sofferente, sempre vice di qualcuno.
“Chi si umilia sarà esaltato” recita il Vangelo (Lc 14,11). Se c’è una frase che si abbina facilmente a don Ruggero è proprio questa perché l’umiltà è stato il filo conduttore della sua esistenza. E il seme continua a dare frutto. La sua umiltà, infatti, si sta trasformando nella grandezza di un riconoscimento unanime derivato dalle decine di testimonianze (oltre 70) già raccolte tra chi lo ha conosciuto e ne ha apprezzato le virtù. Esperienze di un rapporto che ha visto da una parte sofferenza spirituale e dall’altra comprensione, da una parte i dubbi umani dall’altra le certezze divine, tutto tramite Cristo e per Cristo, fonte e culmine della vita di don Caputo.
25 agosto 1926: Il giovane di Azione Cattolica Ruggero Caputo alla vigilia della vestizione clericale

L’esempio del nostro “Don”, oggi più che ieri, ha un effetto deflagrante e va decisamente controtendenza, ed è proprio per questo che ce lo fa apprezzare di più, e con lui l’Umile per eccellenza, quel Gesù che si fece mortificare e crocifiggere solo per dimostrare il suo immenso amore per noi: “Dalle sue piaghe siete stati guariti!” (1 Pt 2,25).

Stefano Paciolla

 
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