25 maggio: dieci anni fa si concluse la
fase diocesana della Causa di Beatificazione del Servo di Dio
don Raffaele Dimiccoli
Riflessione sul Servo di Dio di un’alunna della Scuola Media Statale “Mons. Dimiccoli” di
Barletta
Quanto denaro si spende
per moltiplicare istituti di correzione, prigioni di minorenni
ecc… Ah, se si moltiplicassero
in ogni città, in ogni parrocchia oratori; quegli istituti
dovrebbero chiudersi per mancanza di abitatori!”. Così ebbe
a scrivere il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli nel dare
l’annuncio dell’inaugurazione del “Nuovo
Oratorio San Filippo Neri” di Barletta, avvenuta il 28
agosto 1924. Ritieni anche tu che tale pensiero possa trovare
riscontro nella società di oggi, in cui preoccupante è il
dilagare della criminalità giovanile?
Pur non avendo conosciuto di persona don Raffaele Dimiccoli,
dagli esempi di vita che mi hanno consegnato coloro che lo
hanno conosciuto e dai suoi scritti, come l’affermazione
sopra riportata, mi portano ad essere d’accordo con quello
che era il suo pensiero, che certamente trova ancora riscontro
nella nostra società per la crescente presenza, purtroppo,
del fenomeno della devianza minorile. Il Servo di Dio per tutta
la vita ebbe come scopo principale proprio la salvaguardia
delle giovani leve. Ed è proprio a favore di questi
che andò via dalla parrocchia che gli era stata affidata
dopo la sua ordinazione, San Giacomo Maggiore, privilegiando
una zona periferica e degradata della sua città, fondando
quell’Oratorio che divenne culla di vita cristiana e
civile per tanti bambini, giovani e adulti, nonché vivaio
di molte vocazioni sacerdotali e religiose.
L’approccio alla sua biografia mi ha dato l’occasione
di conoscere meglio questo sacerdote le cui idee e parole sono
ancora attuali. Egli ha lavorato tra la sua gente e con la
sua gente in tempi difficili, che sotto certi aspetti sono
anche più difficili dei nostri. Quest’uomo di
Dio ha cercato di combattere la criminalità, in cui,
molto spesso i ragazzi sono usati come mezzo per diffonderla.
Inoltre egli aveva compreso che da parte degli adulti, molto
spesso c’è una mancanza di attenzione nei confronti
degli stessi ragazzi, non sentendo la necessità di instaurare
un dialogo con loro. Don Raffaele ha saputo ascoltarli con
quell’attenzione con cui si ascolta una persona importante,
e non si è mai tirato indietro pur di rendere più felice
la loro vita, anche quando tutto e tutti si misero contro di
lui. Nel nostro territorio a quei tempi, (e purtroppo ancora
ora!) non c’erano molte possibilità di punti di
aggregazione sani e quindi era più facile che i ragazzi
si avvicinassero al mondo sommerso. La figura di don Raffaele
Dimiccoli si avvicina molto a quella di don Giuseppe Puglisi,
che ha operato nel quartiere degradato palermitano di “Brancaccio”,
molto simile al suo.
È
stato bello riscoprire questi “testimoni” che mi
hanno portato a riflettere su quelli che erano e che sono i
rischi a cui si via incontro quando mancano i valori fondamentali,
quali la famiglia, l’onestà, l’amicizia
e la fede.
Maria Francesca Violante |