n. 2 Aprile-Giugno 2006 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
     
 
Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Servo di Dio sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo
 

25 maggio: dieci anni fa si concluse la fase diocesana della Causa di Beatificazione del Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli
Riflessione sul Servo di Dio di un’alunna della Scuola Media Statale “Mons. Dimiccoli” di Barletta

Quanto denaro si spende per moltiplicare istituti di correzione, prigioni di minorenni ecc… Ah, se si moltiplicassero in ogni città, in ogni parrocchia oratori; quegli istituti dovrebbero chiudersi per mancanza di abitatori!”. Così ebbe a scrivere il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli nel dare l’annuncio dell’inaugurazione del “Nuovo Oratorio San Filippo Neri” di Barletta, avvenuta il 28 agosto 1924. Ritieni anche tu che tale pensiero possa trovare riscontro nella società di oggi, in cui preoccupante è il dilagare della criminalità giovanile?
Pur non avendo conosciuto di persona don Raffaele Dimiccoli, dagli esempi di vita che mi hanno consegnato coloro che lo hanno conosciuto e dai suoi scritti, come l’affermazione sopra riportata, mi portano ad essere d’accordo con quello che era il suo pensiero, che certamente trova ancora riscontro nella nostra società per la crescente presenza, purtroppo, del fenomeno della devianza minorile. Il Servo di Dio per tutta la vita ebbe come scopo principale proprio la salvaguardia delle giovani leve. Ed è proprio a favore di questi che andò via dalla parrocchia che gli era stata affidata dopo la sua ordinazione, San Giacomo Maggiore, privilegiando una zona periferica e degradata della sua città, fondando quell’Oratorio che divenne culla di vita cristiana e civile per tanti bambini, giovani e adulti, nonché vivaio di molte vocazioni sacerdotali e religiose.
L’approccio alla sua biografia mi ha dato l’occasione di conoscere meglio questo sacerdote le cui idee e parole sono ancora attuali. Egli ha lavorato tra la sua gente e con la sua gente in tempi difficili, che sotto certi aspetti sono anche più difficili dei nostri. Quest’uomo di Dio ha cercato di combattere la criminalità, in cui, molto spesso i ragazzi sono usati come mezzo per diffonderla. Inoltre egli aveva compreso che da parte degli adulti, molto spesso c’è una mancanza di attenzione nei confronti degli stessi ragazzi, non sentendo la necessità di instaurare un dialogo con loro. Don Raffaele ha saputo ascoltarli con quell’attenzione con cui si ascolta una persona importante, e non si è mai tirato indietro pur di rendere più felice la loro vita, anche quando tutto e tutti si misero contro di lui. Nel nostro territorio a quei tempi, (e purtroppo ancora ora!) non c’erano molte possibilità di punti di aggregazione sani e quindi era più facile che i ragazzi si avvicinassero al mondo sommerso. La figura di don Raffaele Dimiccoli si avvicina molto a quella di don Giuseppe Puglisi, che ha operato nel quartiere degradato palermitano di “Brancaccio”, molto simile al suo.
È stato bello riscoprire questi “testimoni” che mi hanno portato a riflettere su quelli che erano e che sono i rischi a cui si via incontro quando mancano i valori fondamentali, quali la famiglia, l’onestà, l’amicizia e la fede.

Maria Francesca Violante

 
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